giovedì 6 ottobre 2011

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lunedì 3 ottobre 2011

Fauna toscana. Natura lontana.



"Schhh, fai piano! Così li spaventi. Ecco, si avvicinano. Ma quanti sono? Mamma, mamma!".
Non eravamo solo io e mia madre ad assistere allo spettacolo; eravamo ancora numerosi, tutti a cena nel solito posto ad attendere il buio.

Per arrivarci, io e la mia famiglia, avevamo percorso 25 minuti di macchina, speso un bel po' di lire per la cena, ma il sacrificio era stato ripagato già all'inizio del viaggio.
La prima sosta di quella calda serata di Settembre avvenne in località Pieve a Elici. Qui sorge un'antica pieve romanica, famosa sia per la bellezza della chiesa, sia per il meraviglioso panorama: mare della Versilia con Isola Gorgona all'orizzonte; Lago di Massaciuccoli con le sue paludi; in fondo a sinistra, con il cielo terso, si scorge Piazza dei Miracoli. E per finire, il tutto incorniciato da un paesaggio collinare ricco di vecchi ulivi.
Ripreso il viaggio, imboccata la tortuosa strada per Gombitelli, paese collinare nel Comune di Camaiore (Lucca), vediamo un "cespuglio" in movimento.
"Papà, illumina lì! Lì con i fanali!" Si aprì innanzi ai nostri occhi uno spettacolo meraviglioso, ancora da pelle d'oca: una maestosa coppia di istrici! All'età di dieci anni pensai che fossero in fase amorosa, di concepimento. Al ripensarci oggi non so se il motivo della loro vicinanza fosse così aulico e romantico.
Con tanta gioia arrivammo a Lucese. Il cameriere ci fece accomodare al nostro tavolo e prese la nostra ordinazione. Nell'attesa, e per la prima e unica volta della mia vita, iniziai a coccolare una gatta rossa. Avete mai visto un gatto femmina di colore rosso? Io solo in quella magica sera.
Tra l'antipasto toscano e i "tordelli lucchesi al ragù", -ravioli ripieni di carne- mi rivolsi al cameriere: "Scusi, ma tra quanto arrivano?" "Verso le dieci, sempre che vengano anche stasera".
Alle dieci mi alzai in piedi e mi diressi nel punto più vicino al bosco: niente!
Rimasi seduta su quel muretto per 3 quarti d'ora; mia madre mi leggeva la delusione in faccia. La maggior parte delle persone se ne andarono, stufe di aspettare qualcosa che, con molta probabilità, non sarebbe mai arrivato. "Laura, andiamo via? Torniamo un'altra sera" "No mamma, tanto so che non torniamo più" e proprio in quel momento sentii un fruscio poco distante da me. Mia madre e mio padre tesero le orecchie; socchiusero gli occhi, si avvicinarono veloci producendo dei forti rumori.
"Schhh, fai piano! Così li spaventi. Ecco, si avvicinano. Ma quanti sono? Mamma, mamma!".

Erano arrivati anche quella sera: 30 cinghiali, piccoli e grandi venivano a mangiare gli avanzi della cena. Mi commuove ancora il pensiero di quella moltitudine di grossi e goffi animali selvatici che venivano a farsi fare carezze per mangiare dalle nostre mani. Mi affezionai e mi avvicinai ad un piccolino, bello. La madre del cucciolo mi guardò, si avvicinò, ma tornò mansueta a mangiare la sua abbondante dose di avanzi.
Per più di due anni i proprietari del ristorante fecero cenare il branco di cinghiali; io ci tornai, ma la magia fu minore, la folla maggiore e il mio cucciolo, forse era già diventato grande.
La commozione di quella magica serata non la dimenticherò mai.
Mai ho mangiato carne di cinghiale;
Mai ho pensato che gli istrici "sparassero gli aculei";
Mai più ho trovato una gatta rossa;
Mai più ho toccato, carezzato, e nemmeno visto un cucciolo di cinghiale.

Questo post partecipa al concorso “Raccontaci la tua storia rurale” diToprural.